Il progetto “Ellis Island” – che ha coinvolto una ventina di persone detenute di diverse nazionalità - nasce dal  desiderio  di  riflettere sul  tema  estremamente attuale e controverso dell’emigrazione.

L’attività iniziale del laboratorio – proposto dalla docente del CPIA Elena Blasi, con la collaborazione della mediatrice culturale Fatiha Errzini e della volontaria Liliana Manfredini - si è incentrata sulla narrazione biografica dell’esperienza diretta o indiretta di emigrazione.

Attraverso l’espressione e la riflessione sulle condizioni e sui sentimenti che spingono a lasciare tutto – paese, famiglia, amici – per  una speranza di vita migliore, si è cercato di ricostruire un pezzetto di storia attuale – individuale e collettiva -  ma anche un pezzo di storia che gli italiani stessi hanno vissuto prevalentemente nel secolo scorso.

Il mondo è cambiato, così come il modo in cui esso si approccia alla migrazione; l’unica vera analogia che è emersa dalle riflessioni del gruppo e che lega queste due pagine della storia, è relativa ai sentimenti e alle speranze umane.

La successiva scelta di mettere in scena lo spettacolo teatrale “Ellis Island, storie di erranza e di speranza”, tratto dall’omonimo testo di G. Perec, è rappresentativa proprio di questo legame tra i sentimenti che caratterizzano, ieri come oggi, l’emigrazione.

Il laboratorio teatrale è stato condotto dagli esperti Giovanni Alceste Ferrari, che ha curato anche la regia dello spettacolo, ed Alfonso Alpi.

Le scenografie, sono state costruite ed allestite dai detenuti stessi, nell’ambito del laboratorio diretto dalle professoresse Marcella Fenti e Barbara Concari docenti del CPIA.

La documentazione foto-video del percorso didattico e dello spettacolo è stata curata da Francesco Mondini.

La realizzazione del progetto è stata possibile grazie alla Direzione della Casa Circondariale, che ne ha condiviso le finalità e lo ha finanziato, ed il sostegno degli agenti di Polizia Penitenziaria.